Raccontare la storia del Congo è un modo per gettare luce su una parte di storia mondiale, quella africana, che pochi conoscono. Ma è anche un modo per aprire uno spiraglio su una vicenda, per alcuni aspetti, di ancor più ampio respiro legata al significato e all’evoluzione dell’appartenenza a una dimensione umana – quella dei ‘neri’ – che presenta infinite sfumature. Eppure, la riscoperta dell’identità ‘nera’ trova sorprendenti momenti di intersezione a distanze oceaniche: il movimento per la difesa dei diritti black in America si intreccia con i tentativi di recupero delle radici nere della storia africana. Ne viene una storia avvincente e drammatica, che passa attraverso lo sfruttamento europeo delle terre africane, l’ipocrisia delle versioni di comodo offerte dai bianchi (ancora oggi nei notiziari), i sit-in dei ragazzi neri nei perbenisti Stati Uniti degli anni ’60, il velleitario progetto di Mobuto per un grande Zaire, gli enormi interessi economici che ruotano attorno alle risorse minerarie africane…
1. Una storia sbagliata
Uno studio di fine 2021 parla di 1 miliardo e mezzo di smartphone venduti ogni anno e sostituiti con un nuovo modello nell’arco di un paio d’anni.I minerali necessari per produrli, soprattutto il coltan e il cobalto, provengono dal Congo e generano un giro di affari enorme, praticamente incalcolabile. Quindi il Congo dovrebbe essere un paese ricchissimo: invece è vero il contrario. La cosa viene per lo più spiegata con i conflitti etnici congolesi: ma gli specialisti avanzano moltissimi dubbi. Gli interessi in gioco, in realtà, sono internazionali, africani e non solo. Insomma, molte cose non quadrano, in questa storia. Appunto, una storia sbagliata.
7/27/2022 • 15 minutes, 49 seconds
2. Ma non si uccidevano per motivi etnici?
Se si ragiona sul significato e sull’origine di termini come “etnia” e “etnologia” si scopre che implicano una rigida distinzione tra popoli civilizzati e non e che hanno molto a che fare con i conquistatori europei delle terre africane. I conflitti etnici hanno cioè spiegazioni legate allo sfruttamento da parte dei “signori della guerra”, dei paesi confinanti e delle multinazionali estere. Lo sfruttamento che ne deriva per la popolazione è atroce.Per spiegare le ragioni di tutto questo occorre partire da lontano, dai primi commercianti portoghesi che, a metà del XV secolo, iniziano a lucrare sulle materie prime congolesi e in seguito sulla tratta degli schiavi per fornire mano d’opera alle piantagioni brasiliane di caffè e cacao. 11 milioni di africani vengono così letteralmente deportati per essere schiavizzati a vantaggio dei colonizzatori europei. Ma i portoghesi si limitano a utilizzare teste di ponte commerciali costiere: e l’interno del continente? L’interno del continente deve essere esplorato.
7/27/2022 • 13 minutes, 51 seconds
3. Il dott. Livingstone, suppongo
Gli esploratori, nel XIX secolo, sono delle vere e proprie star internazionali. E tutto il mondo trepida per la sorte di David Livingstone, dato per disperso in Africa da tre anni. Lo ritrova, in un incontro che passerà alla storia, Henry Morton Stanley, che acquista in tal modo fama planetaria, al punto da essere assunto di lì a poco da re Leopoldo II del Belgio perché esplori il cuore del “continente nero” e gli procuri una colonia personale: cosa che Stanley fa, senza tanti scrupoli, raggirando centinaia di capi locali che induce a firmare contratti di concessione secolare delle proprie terre al monarca belga e alle compagnie nazionali bianche. Lo sfruttamento delle risorse naturali (soprattutto il caucciù) che ne consegue è estremo e le vessazioni sulle popolazioni locali disumane. Quando le notizie al proposito cominciano a circolare, grazie anche alla satira di Mark Twain, i danni sono ormai fatti, ma l’opinione pubblica mondiale ne è scioccata.
7/27/2022 • 12 minutes, 5 seconds
4. L’apartheid e l’indipendenza
Re Leopoldo si trova con le spalle al muro perché nel frattempo è stata messa a punto una invenzione straordinaria, la macchina fotografica, che è in grado di fornire prove inoppugnabili delle brutalità commesse dai belgi. I possedimenti “personali” del re vengono trasformati in colonia dello Stato: la situazione dovrebbe migliorare, ma la sostanza rimane la stessa e il governo di Bruxelles attua in Africa una forma appena edulcorata di apartheid fino al periodo della decolonizzazione. Nel 1960 il Congo ottiene l’indipendenza e alle prime elezioni esprime un leader locale, Patrice Emery Lumumba, visionario e appassionato: talmente appassionato che, alla cerimonia ufficiale di concessione dell’indipendenza, si inimica la madre patria e la diplomazia occidentale, al punto da essere pressoché costretto infine ad appoggiarsi all’Unione Sovietica. Un colpo di stato orchestrato dagli occidentali mette così fine al suo effimero sogno di potere e il Congo piomba per anni nel caos.
7/27/2022 • 13 minutes, 33 seconds
5. Il dittatore e il rivoluzionario
Così, a cercare di cambiare le cose in Congo ci va addirittura Ernesto Che Guevara. Ha in mente di realizzare una rivoluzione africana. Ma il fatto che, disilluso, se vada con un pugno di mosche in mano dopo solo pochi mesi la dice lunga. Il Congo non è una realtà facile per nessuno, neppure per un big come Guevara.Se non riesce la rivoluzione comunista, riesce però la controrivoluzione occidentale. Un nuovo golpe porta al potere Joseh Desiré Mobuto, uomo fidato della CIA e dei servizi segreti belgi che assicura apparente ordine e tranquillità utilizzando i mezzi più spietati. Mobuto è però anche il portabandiera della “zairizzazione”, cioè del ritorno agli originari valori africani in ogni ambito della vita del paese. E il ritorno ai valori “neri” è in quel momento un’ideale potentissimo, non solo in Africa. Anche altrove, molto lontano dal Congo, stanno succedendo cose sorprendenti e straordinarie.
7/27/2022 • 12 minutes, 13 seconds
6. Black is beautiful
Negli USA sta esplodendo la Black Revolution. La lotta per i diritti dei neri si fa sempre più accesa e si cominciano a vedere i risultati. Ma non per Cassius Marcellus Clay, pugile che vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960, ma sconta ugualmente al ritorno in patria la discriminazione più ignobile. Così, quando pochi anni dopo diventa campione mondiale dei massimi, stupisce il mondo dichiarando di essere diventato membro dei “Musulmani neri” e di aver cambiato il proprio nome in Mohammed Alì. Ma il problema non è solo quello. Il suo modo di boxare è altrettanto sconvolgente: danza sul ring con eleganza da ballerino, si muove velocissimo, evita la maggior parte dei colpi. Anche la sua è una vera rivoluzione. I giornalisti lo criticano. E quando poi si rifiuta di rispondere alla chiamata alle armi in Vietnam, l’America perbenista gli volta definitivamente le spalle. Viene condannato per renitenza alla leva e perde la cintura di campione. Non potrà combattere per due anni. Sembra finito. Ma non è finito.
7/27/2022 • 16 minutes, 1 second
7. The rumble in the jungle
Quando finalmente Muhammed Alì torna sul ring è irriconoscibile: ha perso la leggerezza e la velocità che erano le sue armi migliori. Nonostante ciò è ancora famosissimo. Mobutu, il dittatore congolese, decide di portarlo in Africa, a Kinshasa, a combattere per il titolo contro George Foreman, possente campione in carica. Nero pure lui, ma tutt’altro che eterodosso: Foreman è anzi la perfetta incarnazione del nero integrato nel sistema americano. Così, quell’incontro va molto al di là dei valori sportivi. Sarà il primo match per il primato dei pesi massimi organizzato in africa: lo chiamano “The rumble in the jungle”, “Il tuono nella giungla”. E, dopo un’attesa spasmodica di settimane, Alì, sostenuto ossessivamente dalla folla, mette in scena sul ring una tattica totalmente inattesa: subisce stoicamente il massacro di colpi cui lo sottopone Foreman fino a sfinirlo e, al termine dell’ottava ripresa, se ne esce con una serie di jab che stendono l’avversario. Alì è – ancora una volta – campione del mondo!
7/27/2022 • 11 minutes, 17 seconds
8. The same old story
Alì vince e Kinshasa esplode di gioia. Anche per lo Zaire, quel match sembra una vittoria. Tutto ha funzionato al meglio: non importa se Mobutu ha ottenuto ordine e disciplina falcidiando i malavitosi della capitale. E se qualcuno si chiede come ha fatto a mettere a disposizione una borsa di ben 10 milioni di dollari per Alì contro Foreman, dovrebbe cercare la risposta nell’impressionante cleptocrazia in cui si è trasformato il regime congolese sotto la sua guida. Tutti chiudono un occhio perché Mobutu è un perno importantissimo dell’incerto equilibrio della Guerra Fredda, ma quando l’URSS implode, nel 1989, tutto cambia, il mobutismo si avvia verso un rapido crollo e il paese cade nelle mani di nuovi sfruttatori senza scrupoli.E così, siamo ritornati al punto d’inizio della nostra storia: una storia che è sempre la stessa, cioè ancora quella che abbiamo sotto gli occhi oggi e che pure ci sforziamo continuamente di ignorare, perché ci torna comodo. Ma forse è il caso di cominciare a farci delle domande. E ad avere il coraggio di non sfuggire alle risposte.
7/27/2022 • 15 minutes, 13 seconds
Congo, una storia sbagliata. Trailer
La storia del Congo, un Paese ricchissimo e allo stesso tempo poverissimo, è una storia avvincente e drammatica. Una storia che passa attraverso lo sfruttamento europeo delle terre africane, l’ipocrisia delle versioni di comodo offerte dai bianchi (ancora oggi nei notiziari), i sit-in dei ragazzi neri nei perbenisti Stati Uniti degli anni ’60, il velleitario progetto di Mobuto per un grande Zaire, gli enormi interessi economici che ruotano attorno alle risorse minerarie africane. La storia del Congo, per citare De André, è una storia da dimenticare, una storia da non raccontare, una storia un po' complicata, una storia sbagliata...